giovedì 8 maggio 2014

LA MALAGIUSTIZIA E LA MALASANITA': DAI RESPONSABILI AI RIMEDI - Nicola TODESCHINI


Che il nostro sistema giustizia sia al collasso è noto a tutti, ahinoi anche a chi, avendo responsabilità di governo, e pur condividendo -sulla carta- l'allarme, non fa nulla per affrontare l'argomento seriamente. E' lecito chiedersi quindi a chi interessi preservare l'attuale immobilità, a chi giovi l'estenuante lentezza dei processi. Quanto al processo penale, pur senza voler essere a tutti i costi polemici, la risposta è agevole per chiunque: l'attuale istituto della prescrizione avvantaggia, inesorabilmente, chi sia colpevole; annienta invece, quanto meno psicologicamente, stremandone le forze, chi lotti in buona fede contro un'accusa che ritenga ingiusta, soprattutto se sia, come v'è per lui da augurarsi, non colpevole.
Da civilista quale sono ritengo di potermi soffermare con maggior attenzione sulla condizione del processo civile, che vivo ogni giorno sulla mia pelle.
La lentezza del processo ha un unico avversario fiero: chi abbia subito un torto. E molti alleati in chi il torto ha arrecato e soprattutto in chi di quel torto debba rendere conto, e quindi soprattutto nelle compagnie di assicurazione.

giovedì 6 giugno 2013

Nasce malagiustizia, un progetto non solo editoriale di Nicola Todeschini che ha l'obiettivo di raccogliere il punto di vista di un avvocato senza peli sulla lingua sulla condizione della giustizia in Italia. 

Non il solito viaggio tra i banchi delle sale udienze, piuttosto ciò che gli avvocati...non dicono mai.

Alludo all'amarezza che l'esperienza suggerisce, alla scortesia di un cancelliere, alla presa di posizione criticabile di un magistrato, agli sprechi di risorse, alla conduzione intollerabile di certe udienze, al comportamenti dilatorio e scorretto di un collega, per far comprendere quanto profondo sia il male della giustizia in Italia e riaccendere un faro che, lo speriamo tutti, possa contribuire a far luce sul problema. 

Penso che si tratti di un problema risolvibile, ma noi avvocati dobbiamo cominciare ad essere più coraggiosi, meno corporativi, smetterla di lamentarci al bar di quanto accaduto ma non denunciarlo mai; ora potete raccontarlo, grazie al progetto che metto anche a vostra disposizione. Chi vorrà potrà essere ricordato, nel libro, come fornitore di materiale, avvocato che non si nasconde dietro ad un dito.

Nel rispetto, ben inteso, delle persone coinvolte, ma con l'entusiasmo di chi si rende conto che la sofferenza di molte persone, ed anche quella di noi avvocati, passa attraverso le maglie di un sistema infangato di consuetudini intollerabili, pressapochismo, sprechi, scarsa attitudine ai rapporti umani, difetto d'ispirazione, di passione.

Sta a noi avvocati decidere se continuare a dar solo fiato alle trombe, lamentarci, tra noi, per poi tornare ad obbedire ad un sistema obsoleto, stanco, ammalato, divenendone aimè lascivi protagonisti.

Invito quindi tutti i colleghi, praticanti, personale impiegato nel sistema giustizia, ad inviarmi materiale che racconti la loro esperienza, corredato di pezze giustificative, che mi impegno formalmente ad utilizzare nel rispetto delle regole sulla privacy e a non divulgare se non depurato da riferimenti alle persone coinvolte, salvo che non sia espressamente richiesto.

Uscite, cone me, dal mucchio: anche la vostra esperienza ci farà crescere, e fornirà al paese l'impressione, che mi auguro veritiera, degli avvocati protagonisti della difesa, e non compiacenti concorrenti delle pieghe maleodoranti di un sistema allo sbando.